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Punto di interesse

LA SEDE E LE COLLEZIONI

 

Il Museo, inaugurato il 24 maggio 2003, è collocato al piano nobile del settecentesco Palazzo dei conti Fossa Mancini. La visita prevede un itinerario che interessa tra l'altro la residenza stessa dove si possono ammirare i bei soffitti (uno dei quali decorato a festoni secondo lo stile neoclassico che interpreta gli interni ellenistici in voga nel settecento), il vestibolo d'ingresso con stucchi e tele barocche di ambientazione arcadico-bucolica che ha nell'amore il filo conduttore, i pregiati mobili settecenteschi e, inoltre, una epigrafe romana e una medioevale, lo stemma marmoreo della casata Fossa Mancini e un affresco del 1528 attribuito ad Andrea da Jesi, proveniente dalla cappella dell'antico Palazzo dei Priori, staccato e restaurato nel 1998. Una sezione è stata dedicata alle antiche confraternite religiose castelplanesi e contiene suppellettili processionali e oggetti di culto, vi è poi la suggestiva ricostruzione di un altare con gli oggetti che appartenevano al rito tridentino: carte gloria del '700, ostensorio, calice, angeli portacandele, reliquiari, messale, tuttora appartenenti all'antica chiesa di S. Sebastiano e qui esposti in mostra permanente. Conclude il percorso del piccolo museo una sezione dedicata a una preziosa collezione di grafica contemporanea donata da Brenno Bucciarelli (1918- 1988) celebre editore d'arte nato a Castelplanio, dove compaiono alcuni tra i più grandi maestri del '900 come Bruno da Osimo, Virgilio Guidi, Luigi Bartolini, Arnaldo Ciarrocchi, Primo Conti, Walter Piacesi e per finire alcuni volumi dell'Archivio storico tra i quali il più antico manoscritto che risale al XV secolo.

Comune

Cupramontana è stata probabilmente fondata nei secc. VI-V a.C. Ebbe il nome da un tempio che vi sorgeva dedicato alla Dea Cupra. Ricordata da Plinio il Vecchio e Tolomeo tra le antiche città del Piceno, in età augustea, fu importante municipio romano.

Devastata durante la guerra greco-gotica, fu abbandonata, mentre le sue rovine vennero utilizzate in seguito per la costruzione di un posto fortificato, poi castello, che sorse a poca distanza in un luogo più elevato cui fu dato nome di Massaccio (massa di Accio). Dal VII sec. fece parte del ducato longobardico di Spoleto.

Dal sec. XIII confluì nel contado di Jesi, diventandone fino al suo scioglimento, nel 1808, il centro più importante.

Nel sec. XV fu una delle roccaforti della setta ereticale dei Fraticelli; nel 1444 subì l'occupazione delle truppe di Francesco Sforza e nel 1517 il saccheggio da parte delle milizie del duca Francesco Maria Della Rovere.

Seguì un lungo periodo di pace, durante il quale Massaccio conobbe un forte impulso demografico unito ad una notevole crescita culturale. Nel 1747 si riconobbe, nei pressi del Massaccio, il luogo dove sorgeva l'antica CupraMontana: ciò fu possibile con la corrette lettura di una lapide rinvenuta nel 1718 nella zona archeologica.

Nel 1798 le truppe francesi, che avevano invaso lo Stato Pontificio saccheggiarono il paese dopo che gli abitanti ebbero opposto una inutile quanto tenace resistenza. Nel 1861 Vittorio Emanuele II concesse a Massaccio di riavere il suo antico nome di Cupramontana.

Percorso

ll parco si trova nella vallata tra Poggio San Marcello e Montecarotto ed è di una bellezza rara, un gioiello della nostra Provincia. Una volta addentrati si nota come il Fossato con il suo affluente, quando confluiscono, vanno a costituire una “Y”. L'andamento del percorso e la parte prevalente del parco si qualificano come un tipico paradiso: leggeri declivi intercalati da altri più accentuati ma raccordati da percorsi pedonali. Tale contesto si arricchisce poi del complesso diroccato dell'antico mulino dell'olio ed a seguire le suggestive cascatelle, una naturale e l'altra artificiale realizzata, a suo tempo, per la canalizazione dell'acqua verso il mulino. Le passerelle di attraversamento del fossato, nonché il suggestivo bosco a macchia, ricco di essenze arboree di diversa natura e le diffuse “ liane” infondono un senso di avventura e di forte novità. Ricordiamo che il CIS è stato cofinanziatore, del progetto di recupero del parco del Trabocco, insieme con la Provincia di Ancona. I lavori erano iniziati nel settembre 2004 ma a seguito di eccezionali fenomeni atmosferici avvenuti nel periodo gennaio-febbraio-marzo 2005, quali nevicate e forti piogge torrenziali, erano stati sospesi. A seguito di quell'evento fu predisposta idonea variante ai lavori per rimediare ai fenomeni di dissesto idrogeologico verificatesi. Tali lavori sono stati portati a termine ad agosto 2006.

Il Comune di Montecarotto ha in progetto la sistemazione della strada comunale per un più confortevole accesso all’area del parco trabocco. In questo modo gli accessi saranno due, da Montecarotto il collegamento sarà garantito attraverso una strada vicinale, derivata dalla S.P. 11 e in prossimità di uno snodo si ha l’arrivo carrabile con il previsto parcheggio di sei auto. Da Poggio San Marcello, Il collegamento sarà garantito da una strada vicinale pedonale verso il campo sportivo. Il percorso ciclabile, a partire dall’accesso di Montecarotto, si snoda a valle lungo la riva sinistra del Torrente Fossato per circa 500 metri, con a ridosso il forte declivio della campagna; la larghezza di tale percorso è variabile e oscilla intorno ai 2,5 metri; il declivio è di circa 12 metri.  Arrivati nel cuore del parco si ha la vista del vecchio mulino dell’olio in stato di abbandono per cui necessita una recinzione di protezione e di un piccolo restauro. Tale parte del parco è a forma pressocche ellittica. Tre percorsi pedonali si dipartono in prossimità del mulino con confluire poi sull’estremità dell’ellisse. Il parco verrà recuperato ed arricchito di nuove selezionate arborature ed opere di ingegneria naturalistica quale passerelle in legno sul torrente, il recupero strutturale dei muri di sostegno a secco in pietrame e delle relative cascatelle, palificate in legname con talee, scarpate con cordonata  “viva”, palizzate e briglie. Le opere di ingegneria naturalistica insieme alla fitta alberatura, le liane, i tortuosi percorsi, il ruscellamento di alcune vene e tracce di animali selvatici contribuiranno a rendere il parco sicuro “polo di attrazione” per le comunità della Vallesina, e non solo.

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